Quale sarà il cibo del futuro?

Quello di oggi è un mondo in continua evoluzione e stabilire quale potrà essere il cibo del futuro non è cosa facile.

In soli 100 anni abbiamo completamente cambiato abitudini alimentari e stile di vita.

Mangiamo cibi, i cui ingredienti, un uomo degli inizi novecento non riconoscerebbe.
Siamo passati dalla raccolta d’acqua alla fonte, all’acqua potabile e dalla luce delle fiaccole a quella elettrica.

L’illuminazione artificiale è uno dei fattori principali nel cambiamento dello stile di vita: le nostre giornate finiscono molto più tardi e l’apporto di cibo nelle ore notturne è aumentato, a discapito delle ore di sonno.

 Cosa ci dice il passato

I nostri antenati hanno costruito granai ed appreso tecniche nuove per la conservazione degli alimenti come essiccare la frutta, salare, affumicare il pesce, far cagliare e fermentare il latte.
Hanno anche iniziato ad usare i primi additivi e conservanti a disposizione come zucchero, sale, olio, aceto, liscivia.

La maggior parte delle persone passava la vita lavorando nei campi e la maggior parte delle donne macinava, trinciava e cucinava. Gli agricoltori resero produttive nuove terre incolte, usarono prima le mietitrici, poi i trattori e le mietitrebbie.

L’agricoltura quindi era il fulcro dell’economia e della vita dell’uomo.
Si dedicava tantissimo tempo alla preparazione degli alimenti e si portava così in tavola cibo appena colto e cucinato al momento.
Attraverso questa attenzione al cibo, l’uomo mangiava alimenti ricchi di proprietà nutrizionali, grazie all’apporto quotidiano di frutta, verdura, cereali integrali e legumi.

QUINDI PER MANGIARE CIBO SANO DOBBIAMO IMMAGINARE UN RITORNO AL PASSATO?

Questa idea è lontana dall’immaginario collettivo. E’ infatti dai tempi di Star Trek e delle spedizioni lunari che si immagina il cibo del futuro, come un concentrato di nutrienti, magari sotto forma di pillola. Una pastiglia che soddisfa tutti i bisogni dell’organismo, in una volta sola, veloce e che toglie il pensiero della ricerca e della preparazione del cibo. Ma questo, per il momento, resta solo nell’immaginazione umana e nei film fantascientifici.

Quello che studi scientifici e studi socio-culturali dicono in modo univoco è che il cibo, da sempre, non ha solo una componente nutrizionale ma anche soggettiva, psicologica e conviviale. Vogliamo sentirci appagati dal cibo che scegliamo e consumiamo, difficile quindi pensare di riuscirci con una pillola “scaccia fame”.

Sette volte su dieci infatti, ciò che ci spinge a mangiare non è minimamente collegato allo stimolo dell’appetito. Si mangia anche soltanto per condividere un momento, per allentare lo stress che ci incatena, per soddisfare un bisogno di affetto, per colmare un vuoto.
Si può capire la complessità e l’importanza della nutrizione per l’esistenza dell’uomo osservando un bambino: nei primi mesi di vita, attraverso il cibo, scopre il mondo. Le sue papille gustative sono avide di informazioni, iniziando così il bellissimo percorso di conoscenza degli alimenti, stupendosi dei sapori intensi ed innamorandosi fin dal primo istante della dolcezza che da alcuni alimenti ne deriva.

Cosa ci dice la scienza

Una nuova branca della genetica, la nutrigenomica, mette in relazione DNA e cibo, studia infatti gli alimenti giusti per il nostro patrimonio genetico.

I genetisti affermano che, nonostante il grande cambiamento dello stile di vita dell’uomo moderno, il nostro DNA, questo immenso codice che ci caratterizza, è rimasto pressoché invariato.
Questo vuol dire che, gli aspetti principali di una corretta alimentazione sono rimasti costanti nel tempo e si posso così evidenziare:

  1. STAGIONALITA’: scegliere cibi di stagione. Significa seguire il ritmo di vita di frutta e verdura nelle diverse stagioni dell’anno fornendo all’organismo alimenti che presentano le migliori caratteristiche organolettiche, ricchi di fibre, vitamine, sali minerali e idratazione. Inoltre il ritmo delle stagioni, con i suoi specifici frutti, corrisponde perfettamente alle esigenze dell’organismo in quel particolare periodo dell’anno.
  2. TERRITORIO: preferire cibi locali. Detti anche a “Km 0”, vista la breve distanza dal coltivatore al consumatore. Significa portare in tavola alimenti vivi e vitali che, grazie alla breve distanza dal punto di raccolta, arrivano sulle nostre tavole ricchi di proprietà nutrizionali e di carica enzimatica.
  3. TRADIZIONE: orientare la scelta del cibo su cultura e memorie che conservano il sapere e l’esperienza. Ad esempio, un tipico piatto che fa parte della tradizione piacentina, i “pisarei e fasò”, composti da piccoli gnocchetti di pane con fagioli, rappresenta una valida combinazione di ingredienti, fornendo a livello nutrizionale un perfetto equilibrio tra carboidrati e proteine.

Come insegnava Tucidide bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro.

E’ quindi più facile pensare che il cibo del futuro sia la combinazione di conoscenze moderne e di sagge usanze passate.

Non dimenticandosi mai che il cibo è un nostro bisogno primario e per questo è importante dedicare tempo ed attenzioni a quello che portiamo in tavola ogni giorno e che entra a far parte, attraverso la digestione, di noi stessi.

                                                                                                                                       Dott.ssa Giordana Lucente
Biologa Nutrizionista

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